Lo Studio

Il percorso verso la salute può nascere da qui, nella quiete del nostro studio, dove la fisioterapia classica si unisce all’osteopatia, per creare insieme un approccio globale al processo di guarigione, ristabilendo equilibrio nel fisico e benessere nella persona.

Partendo dal sintomo e attraverso un’accurata valutazione clinica, sarà stabilito un protocollo di trattamento personalizzato. Le tecniche manuali utilizzate saranno efficaci sia per la prevenzione sia per la risoluzione dei disturbi che interessano l’apparato muscolo-scheletrico e la sfera viscerale, restituendo al corpo la sua naturale mobilità e funzionalità.

Manuela Allegra

La passione e il desiderio innato di conoscenza mi hanno da sempre stimolato nella ricerca dei fattori che regolano i processi vitali a ogni livello, disegnando per me un preciso iter formativo dove ogni passo si è rivelato perfettamente conseguente al precedente, guidandomi in un continuo divenire di scoperte.

Professionalmente nasco nel 1993 come Insegnante di Educazione Fisica dopo aver conseguito il diploma all’ I.S.E.F. di Roma; proseguo gli studi laureandomi in Fisioterapia nel 1996 per poi completare la mia formazione in sei anni di Osteopatia presso il “Centre pour l’Etude, la Recherche et la Diffusion Osteopathiques” .

Dopo oltre vent’anni di pratica presso strutture accreditate e grazie alle esperienze maturate nel mio percorso di vita, ho deciso di dare luce al mio sogno realizzando Still Point, studio di fisioterapia e terapia manuale, uno spazio dedicato alla ricerca della salute.

Perchè Still Point?

In ambito osteopatico lo Still Point si manifesta durante un trattamento come un periodo di quiete percettiva, grazie alla quale è possibile accedere a una conoscenza più profonda e al manifestarsi della forza terapeutica dinamica, insita in ognuno di noi.

Il nostro intento è di offrire alla persona la possibilità di scoprire insieme i processi che regolano la salute individuale, riconoscendo il valore terapeutico della “quiete dinamica”, come punto di partenza verso la guarigione.

Osteopatia e Osteopatia Pediatrica

Indicazioni

Sistema muscolo-scheletrico: dolori articolari, squilibri posturali, cervicalgie, dorsalgie, lombo-sciatalgie, nevralgie. Sistema gineco-urinario: cistiti ricorrenti, alterazioni del ciclo mestruale, fertilità, gravidanza, sindrome post-partum. Sfera ORL: rinite, sinusite cronica, vertigini, cefalee.

È una medicina manuale nata negli Stati Uniti grazie al Dott. A. Taylor Still, che riconosce la persona come un’unità inscindibile di corpo mente e spirito, in una visione olistica dove l’armonia è il tema che regola la salute, il benessere e la loro essenza. La vita è percepita come equilibrio e la malattia come alterazione di tale equilibrio.

Il trattamento osteopatico è applicabile a numerosi e diversi problemi che prendono origine dal sistema muscolo – scheletrico e lo colpiscono a loro volta, ma esistono anche una serie di fattori funzionali ed emozionali che, agendo sul sistema viscerale, endocrino e metabolico dell’individuo, rompono il suo equilibrio aprendo la porta alla malattia.

Il trattamento osteopatico in ambito pediatrico utilizza tecniche manuali molto delicate al fine di individuare le zone di tensione del corpo che possono incidere in modo negativo sul normale sviluppo fisiologico del bambino. La valutazione delle asimmetrie del cranio e la loro correzione, riporterà ad un equilibrio tra forma e funzione, fondamentale per l’autoregolazione, lo sviluppo e la conservazione della salute.

Particolarmente indicata nel trattamento di alterazioni strutturali come le plagiocefalie e le scoliosi, essa porterà benefici anche nelle coliche gassose del neonato, nel reflusso gastro-esofageo, nei disturbi del sonno, le otiti ricorrenti, i disturbi dell’attenzione e dell’apprendimento.

Terapia manuale

È una metodica basata sull’analisi biomeccanica del gesto motorio inserito nella visione globale della persona. Attraverso una serie di tecniche manuali il fisioterapista agirà su articolazioni, muscoli, legamenti, fasce, al fine di correggere e ripristinare una valida funzionalità. Trova indicazione in tutte le patologie dell’apparato locomotore, sia in fase acuta sia cronica.

Rieducazione Motoria

Post – traumatica

Terapia del movimento volta a ristabilire la normale funzionalità articolare, muscolare e miofasciale in seguito a traumatismi di varia natura, quali fratture, distorsioni, lussazioni.

Post – chirurgica

Indicata in seguito ad intervento chirurgico a carico dell’apparato muscolo-scheletrico, ha come obiettivo rieducare il paziente al movimento corretto, guidandone il processo di guarigione, attraverso l’applicazione di precisi protocolli fisioterapici.

Ginnastica posturale

R.P.G. Rieducazione Posturale Globale metodo Souchard

È una rieducazione posturale che ha come obiettivo finale il ripristino globale dell’equilibrio statico e dinamico del corpo. Basato su posture di allungamento attivo delle catene muscolari, lento e progressivo, può essere proposto a persone di qualsiasi età, rispettandone le possibilità individuali. Particolarmente indicato nelle alterazioni strutturali della colonna vertebrale, come scoliosi, ipercifosi, iperlordosi, patologie dolorose o compressive come lombalgie, sciatalgie, protrusioni ed ernie discali.

Back School

Insieme di esercizi volti a conoscere e gestire la propria colonna vertebrale nelle posizioni e nei movimenti quotidiani, utili per migliorare la propria mobilità ed elasticità muscolare.

Riabilitazione funzionale

È parte integrante del percorso riabilitativo ed ha come obiettivo finale il ripristino della qualità di vita nella persona affetta da patologia acuta o cronica.

Esercizi finalizzati a migliorare la percezione del proprio corpo rispetto a se stessi e nello spazio. Assolutamente indicata in seguito a traumi o periodi di immobilizzazione per il recupero del miglior movimento possibile.

Pratica di movimenti lenti e graduali in coordinazione con la respirazione. Permette al nostro corpo di allungarsi e tonificarsi aumentando la mobilità articolare e la flessibilità della colonna vertebrale.

Muscoli addominali, diaframma, pavimento pelvico, muscolatura del dorso formano il “Core”: il loro corretto coordinamento conferisce al corpo una stabilità dinamica attraverso una combinazione di forza, flessibilità e controllo.

Riattivare la circolazione periferica con la ginnastica vascolare ed imparare a respirare in modo corretto permette al corpo di affrontare meglio il lavoro aerobico necessario per la salute del cuore.

Kinesio Taping

È una metodica basata sull’applicazione di un cerotto elastico in grado di stimolare i recettori superficiali e profondi della cute al fine di alleviare il dolore derivato da contratture e tensioni muscolari e utilizzato nella cura di piccoli edemi ed ematomi sottocutanei. Scelta della tensione, forma e direzione del bendaggio saranno determinati dalle diverse patologie cui è applicabile e solo dopo un’attenta valutazione da parte del fisioterapista.

Corrado Pensa: istruzioni per disporsi alla consapevolezza

01/12/15

La meditazione di consapevolezza ci chiede di aderire alle condizioni in cui ci troviamo adesso qui e di lasciar cadere i vari pensieri circa le condizioni nelle quali ci piacerebbe essere o nelle quali riteniamo che dovremmo essere. Abitare consapevolmente le condizioni presenti significa essere unificati e vivi. Volgere l’attenzione al respiro è una ‘attività’ che sorregge anzitutto questa presenza nel presente, questo essere con quello che è così com’è, e dunque questo sapore di verità, questo salutare risvegliarsi al qui e ora.


Non che una cosa accaduta nel passato non sia vera. Ma se ci identifichiamo e ci attacchiamo al ricordo di questa cosa, noi restiamo inevitabilmente separati dalla vita che vive in questo momento. Al contrario, se non impartiamo al ricordo uno spessore, una realtà che non ha e riusciamo invece a stare davanti al ricordo in semplicità attenta, allora non ci divideremo dalla vita presente.


Se impariamo a prestare un’attenzione accettante al respiro così com’è noi costruiamo una base per poter ‘stare con le cose così come sono’


Di fatto, un ricordo può essere molto più di un ricordo, al punto di sembrare più reale della persona con cui stiamo conversando. La meditazione di consapevolezza si ripropone di farci superare questa distorsione (che ha tantissime forme) e di radicarci in ciò che è, qui e ora, così com’è. Quando si insiste sulla necessità di ‘stare col respiro com’è’, questo non è soltanto un fatto tecnico. È di più. Infatti se impariamo a prestare un’attenzione accettante al respiro così com’è noi costruiamo una base per poter ‘stare con le cose così come sono’. Dalla piccola accettazione alla grande accettazione: col respiro così com’è, con noi stessi così come siamo, con gli altri così come sono, con le situazioni e gli eventi così come sono.


Ciò è ben diverso da quella sottile e invadente sfiducia in noi stessi, da quel dirsi, in sostanza: “Potrò stimarmi e accettarmi a patto che riesca ad avere una certa continuità nel seguire il respiro. Allora avrò il diritto di sentirmi a mio agio, altrimenti no!”. Ora una cosa è aspirare, giustamente, ad avere una buona resa nel lavoro della meditazione, altra cosa è questa specie di ricatto affettivo, questo spirito autopunitivo.


E invece, non sarà per caso possibile essere a proprio agio con quello che sappiamo fare ora, a proprio agio esattamente nello stato mentale e fisico che è presente adesso? Ed è possibile, inoltre, che l’eventuale preferenza per uno stato diverso rimanga una semplice preferenza, senza trasformarsi in lamento, disappunto, giudizio? Ci vuole un po’ di tempo per accorgersi che è solo su questa base di schietta accettazione che possiamo esercitare il retto sforzo.


Lo sforzo giusto è anzitutto la capacità di chiamare a raccolta tutta l’energia di cui disponiamo in questo momento


Infatti lo sforzo giusto è anzitutto la capacità di chiamare a raccolta tutta l’energia di cui disponiamo in questo momento. Appena ci diciamo: “Come mai non ne ho tanta come ieri?” oppure “ne dovrei avere di più” abbiamo creato un problema, deragliando dal binario del retto sforzo. Noi pensiamo che il problema sia la quantità di energia. Invece il problema è proprio questo atteggiamento censorio e frustrato che, determinando una dolorosa scissione interna, finisce col paralizzarci.


L’idea è dunque di ‘sistemarsi’, di accomodarsi semplicemente in quella misura di energia e di sforzo che è disponibile al momento. Questo moto discreto e saggio accresce, senza parere, l’energia e ci dispone in un rapporto di familiarità con la pratica. E ciò, a sua volta, rende progressivamente più spontanea la consapevolezza.


Si può anche dire che dobbiamo imparare la strada che porta da un modo rigido e nervoso di praticare a un modo disteso e flessibile. Un po’ come succede, per esempio, nella danza. Solo che nella danza basta un’occhiata per vedere se stiamo superando l’iniziale impaccio.Nella meditazione la questione è soprattutto mentale ed è più sottile e complessa. Il nervosismo e la rigidezza si manifestano soprattutto in due maniere: nel correre dietro all’oggetto di meditazione e nel frequente contrarsi nel giudizio e nel confronto. Invece la disposizione meditativa più flessibile e accettante si manifesta come immobilità ricettiva e trasparente: non inseguiamo l’oggetto della consapevolezza, bensì lo riceviamo a piè fermo, ne siamo lo specchio puntuale, lo lasciamo accadere guardandolo.


Come già si accennava, i frutti di questo apprendistato travalicano l’ambito meditativo in senso stretto. Se ci rapportiamo al respiro nella maniera nervosa e giudicante non faremo che rafforzare questo atteggiamento nella vita. Se invece facciamo in modo di allevare la nostra meditazione secondo la modalità distesa, ferma e ricettiva, allora col tempo ci ritroveremo a volere che tutta la nostra vita sia così.


Dalla piccola accettazione alla grande accettazione: col respiro così com’è, con noi stessi così come siamo, con gli altri così come sono, con le situazioni e gli eventi così come sono


Dunque, se siamo rigidi e giudicanti andremo incontro a un crescente sbilanciamento, saremo sempre più affannati e a un certo punto la stanchezza e la tensione avranno il sopravvento. Per lo più bisogna ripetutamente incappare in questo errore per poter capire e apprezzare finalmente la più sottile modalità ricettiva. A questo proposito si può osservare che la stessa parola ‘energia’ tende a evocare qualcosa che si proietta, si slancia, corre eccetera, mentre il concetto di una energia ferma­flessibile­trasparente è meno familiare e quindi richiederà più tempo per tradursi in realtà ed entrare in circolo.


Allora: inspirare sapendo di inspirare, espirare sapendo di espirare. Nulla di più, nulla di meno. Più questo ritmo corpo­mente è semplice e innocente, più aiutiamo la consapevolezza a emergere. Quanto più, al contrario, ci agitiamo, tanto più ci allontaniamo dalla consapevolezza. Però ogni istante è buono per ritornare alla consapevolezza, deponendo l’agitazione e l’affanno giudicante. O meglio: collocando tranquillamente anche l’affanno giudicante nel raggio della consapevolezza, secondo lo spirito della ‘mente del principiante’.


Tornare all’attenzione al respiro come se fosse la prima volta: questo è l’albeggiare della mente di principiante. Ma quando poi riusciamo ad osservare con la medesima innocenza il nostro rammarico per esserci distratti, allora la mente di principiante comincia a diffondere la sua luce.


Il rammarico che viene, il rammarico che va, il giudizio che viene, il giudizio che va: esattamente come il respiro che viene e il respiro che va. Il continuo cangiare del corpo e della mente che si riflette in una consapevolezza via via più equanime e compassionevole.


Corrado Pensa è fondatore dell’A.Me.Co – Associazione per la Meditazione di Consapevolezza Vipassanā


Il muscolo Psoas: perché allenarlo fa aumentare energia e vitalità

01/12/15

Tutti noi conosciamo le funzionalità dei muscoli principali del nostro corpo, ma in pochi conoscono l’importanza del muscolo Psoas (muscolo ileopsoas). Questo muscolo serve per la stabilizzazione del nostro corpo ed è fondamentale per il nostro equilibrio strutturale. Lo psoas è l’unico muscolo che collega le gambe alla colonna vertebrale, quindi dal suo buon funzionamento dipende la nostra andatura, una corretta postura della colonna vertebrale e non solo…


Perché lo Psoas è uno dei muscoli più importanti del nostro corpo?


Dei recenti studi sostengono che lo psoas è strettamente collegato alle nostre emozioni, poiché messaggero primario del sistema nervoso centrale. Attraverso il tessuto connettivo, il muscolo è in comunicazione col diaframma, quindi anch’esso è coinvolto in fasi che interessano questa zona del nostro corpo, come la respirazione o il riflesso dopo uno spavento.


Che relazione c’è tra lo stress e il muscolo Psoas?


Uno stile di vita frenetico e stressante libera elevate quantità di adrenalina nel nostro corpo mantenendo in tensione costante lo psoas (il corpo si prepara a correre). Questo meccanismo di “auto-difesa” è dentro l’istinto naturale di ognuno di noi (la famosa parte rettile). Per capirci meglio: quando un animale si sente in pericolo di vita, scatta l’identico meccanismo, di solito si prepara a correre o s’immobilizza dalla paura. La nostra parte istintiva lavora allo stesso identico modo: Stress –> Adrenalina –> Cervello manda gli input al corpo –> Lo psoas si accorcia e s’irrigidisce.


Cosa succede quando il muscolo Psoas è in tensione costante?


Mantenere lo psoas in tensione costante a causa dello stress può portare a gravi conseguenze come:

Sciatica

Problemi alle vertebre

Problemi alle spalle

Malfunzionamento degli organi localizzati nell’addome

Problemi digestivi

Degenerazione dell’anca

Mestruazioni dolorose


Come se non bastasse, essendo collegato al nostro sistema nervoso, lo psoas manderà dei segnali di tensione in tutto il corpo interferendo con la corretta circolazione dei fluidi e della respirazione.In poche parole, per colpa della tensione cronica di questo muscolo, il nostro corpo riceverà continui segnali di pericolo. Tutto ciò provocherà un affaticamento delle ghiandole surrenali e del sistema immunitario. A complicare le cose ci pensano le nostre cattive abitudini nella postura e nell’attività fisica.


Perché è importante mantenere lo psoas rilassato?


Mantenere rilassato questo muscolo migliorerà notevolmente la nostra qualità di vita, ci sentiremo più vitali e creativi. Uno psoas libero dalle tensioni garantisce:

Una maggiore fluidità del bacino

Un netto miglioramento della postura della colonna vertebrale

Un netto miglioramento delle funzioni degli organi addominali

Una respirazione e un ritmo cardiaco più equilibrati.


In fine, ma non ultimo per importanza: migliorando la salute di questo muscolo rigenereremo le nostre energie vitali e ci riconnetteremo col nostro potere creativo.


Perché lo Psoas è chiamato “Il Muscolo dell’Anima”?


In alcune filosofie orientali lo psoas è conosciuto come “il muscolo dell’anima”, un centro di energia principale del corpo. Quanto più lo psoas è flessibile e forte, tanto più la nostra energia vitale potrà fluire attraverso le ossa, la muscolatura e le articolazioni. Lo psoas sarebbe dunque come un organo di canalizzazione di energia, un nucleo che ci connette alla terra, permettendoci di creare un supporto solido ed equilibrato dal centro del nostro bacino. In questo modo la colonna vertebrale si amplia e, attraverso essa, tutta la nostra vitalità può fluire.Ecco una serie di esercizi per migliorare lo stato di salute del muscolo Psoas.


Ossa forti e resistenti

01/12/15

Il sole ci dona la vitamina D e l’acqua e gli alimenti sono alleati preziosi per fortificare le ossa e contrastare l’osteoporosi.


Le abitudini scorrette e le diete fai da te spesso indeboliscono le ossa. Molte persone giovani riscontrano bassi livelli di vitamina D, nutriente delle ossa. I dati sulle fratture di femore dopo i 60 anni sono allarmanti, la menopausa e le diete yo-yo sono un capestro per la colonna vertebrale. Mentre la vita media si allunga le ossa si logorano, i dolori articolari aumentano e dopo i 40 anni inizia il declino dell’osso che diventa “poroso”: le fratture spontanee e quelle sportive diventano più frequenti.


Latte e formaggi: è il mito da sfatare. Parmigiano e grana sono certamente ricchi di calcio , ma il calcio in essi contenuto è difficile da assorbire per il nostro corpo e il consumo frequente di formaggi stagionati accresce il colesterolo nel sangue. I latticini apportano poco magnesio, essenziale per assorbire il calcio, e contengono troppo sale. Per attrarre questo tipo di calcio le cellule perdono altri nutrienti, cedono altri minerali che invece sono preziosi per le ossa. Meglio allora privilegiare il calcio presente nelle verdure verde scuro: broccoletti, cime di rapa, cavoli (soprattutto cavolo nero), spinaci e verze. Inoltre le verdure verde scuro sono ricche di ferro e folati.

 

Vitamina D: indispensabile per mineralizzare l’osso mantiene costanti i livelli di calcio e fosforo. La vitamina D viene prodotta dalla pelle sotto un’esposizione al sole di almeno 20 minuti al giorno. Nell’alimentazione è presente nelle uova e nei pesci grassi come salmone, sgombro, sardine e aringhe. Fare sport sotto il sole è la condizione ideale per approvvigionarsi di vitamina D: se il muscolo è più irrorato anche le ossa riceveranno più nutrienti. La ginnastica è un antidoto contro l’osteoporosi.

 

Fosforo e Magnesio: sono facilmente assorbibili e vengono facilmente depositati in ossa e denti con il calcio. E facile assorbirli da mandorle, arance, prugne e uvetta passa. I datteri sono una fonte ottima di calcio fosforo e magnesio. I piccoli pesci , come sardine e alici, contengono calcio e fosforo.

 

Acqua: curare l’osso con l’acqua è possibile perché le calcaree sono presenti in natura, nelle rocce. L’acqua scorrendo sulle pietre ne assorbe i nutrienti. In particolare alcune acque minerali apportano la scritta Ca+++: significa che sono naturalmente ricche di calcio. Perfetto se l’etichetta riporta la scritta “calcio biodisponibile”. In questo caso un bicchiere d’acqua al giorno leva davvero l’osteoporosi di torno.


Pubblicato il 20 AGO 2015 di STEFANIA PILONI

Fonte: LIFEGATE


Ore undici lezione di bici. Così la scuola insegna la salute

01/12/15

Non inquina, contrasta l'obesità e aiuta l'apprendimento dei ragazzi. E pedalare diventa una materia: è successo a Washington che da quest'anno ha introdotto la bicicletta nei programmi scolastici delle elementari. Esperimenti simili sono in corso anche in Italia


Nelle scuole di Washington corpo libero e spalliere svedesi lasciano il posto a una nuova disciplina: il ciclismo. È la sorpresa che hanno trovato i bambini delle 80 scuole primarie della città, che da quest'anno ha introdotto la bicicletta nei programmi scolastici delle elementari. Qui i bambini non impareranno solo a reggersi sulle due ruote, ma tutto quel che concerne la bici, dall'educazione stradale alla manutenzione, passando per la lettura delle mappe e rudimenti di assistenza in caso di infortunio.


L'INFOGRAFICA


Alle lezioni teoriche e fisiche seguiranno attività scolastiche all'aperto legate alle lezioni più classiche. Come studiare storia davanti ai famosi monumenti della capitale americana, dal Campidoglio al Vietnam memorial, raggiunti rigorosamente in bici. O calcoli matematici per contare le calorie consumate sul percorso. La bicicletta, insomma, diventa parte del curriculum scolastico per imparare giocando. Ma anche per crescere in maniera più sana sull'esempio del programma Let's Move, promosso, non a caso, dalla più eminente cittadina di Washington: la first lady Michelle Obama.


Il dipartimento scolastico ha messo a disposizione 600 bici blu, di cui 300 comprate coi fondi scolastici e 300 donate da volontari. L'obiettivo è procurarsene 1.000 da distribuire nelle scuole e farle usare a rotazione nelle classi. "Si dà per scontato che a 7, 8 anni tutti sappiano andare in bici e lo facciano spesso" ha detto al Washington Post il direttore del dipartimento scolastico- sanitario locale Miriam Kenyon. "Ma non è così. Nelle zone più povere della città la bici è un lusso che pochi possono permettersi. I bambini sono obesi perché mangiano male e non fanno moto. La città soffocata dal traffico perché i genitori li portano a scuola in auto".


Vi ricorda qualcosa? Anche l'Italia è alle prese con problemi simili: tanto che in diverse città da tempo la rete Bike to school organizza eventi per convincere i genitori a portare i figli a scuola in bici anziché in auto.


Esistono anche progetti simili a quello di Washington: spesso nati grazie alla buona volontà di direttori scolastici o associazioni ciclistiche locali. Come il Ciclo Club Estense di Ferrara: "Abbiamo portato il ciclismo nelle scuole già nel 1986", racconta Luigi Menegatti, segretario di Uisp Ciclismo nazionale e animatore del club ferrarese. "E a differenza di altri, che portano le bici a scuola per motivi agonistici, cioè per riconoscere gli atleti di domani, noi insegniamo un approccio ambientalista e slow. Spieghiamo perché andare in bici fa bene e come divertirsi sporcandosi le mani di grasso anziché passare il tempo sui videogiochi". Oggi i loro corsi sono attivi nelle scuole di oltre 20 comuni fra Ferrara, Rovigo, Ravenna, Modena e Bologna e coinvolgono 2.000 bambini. "Lavoriamo in orario scolastico e con noi non solo imparano ad andare in bici, ma a conoscere le regole stradali. Alla fine del corso regaliamo loro un casco. E la soddisfazione è proprio vederli fuori, col loro caschetto in testa".


Fonte: La Repubblica